Diversi studi clinici hanno dimostrato che la temporanea eliminazione di una serie di alimenti contenenti carboidrati a catena corta poco digeribili e altamente fermentabili da parte della flora microbica intestinale possa apportare grandi benefici nei pazienti affetti da IBS. Il protocollo dietetico LOW FODMAP per il trattamento dei pazienti affetti da IBS è stato per la prima volta proposto nel 2010 da un gruppo di ricercatori della Monash University (Australia) e varie meta-analisi (ovvero studi il cui scopo è riunire e paragonare tutti gli studi clinici effettuati fino a quel momento per valutare in questo caso la reale efficacia di questa dieta) ne hanno dimostrato l’efficacia.
La parola “FODMAP” è l’acronimo di una parola inglese: – Fermentable – Oligosaccharides – Disaccharides – Monosaccharides – Polyols.
I carboidrati a catena corta, denominati FODMAP (fermentabili oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli), contenuti negli alimenti, possono essere aggressivi nelle persone che hanno una patologia denominata IBS (Infiammatory Bowel Diseases), meglio conosciuta in Italia come Sindrome del colon irritabile.
Una dieta a basso contenuto di FODMAP aiuta a diminuire i sintomi connessi a IBS, ed a migliorare lo stato di benessere della persona. Il punto di forza della dieta FODMAP è la restrizione simultanea di tutti gli alimenti che possono creare problemi in soggetti sofferenti di colon irritabile (meteorismo, distensione, flautulenza, crampi, diarrea).
Gli alimenti interessati sono: miele, mele, mango, pere, anguria, sciroppo di fruttosio, carciofi, asparagi, cicoria, barbabietola, tarassaco, aglio, porro, cipolle, radicchio, lattuga, grano (quindi pasta, pane e farine), segale, inulina (spesso usata come additivo), latte e tutti i prodotti che contengono latte (gelato, budini, mousse, bavaresi, latte condensato, latte in polvere, yogurt, panna, formaggi freschi tutti i tipi di legumi (fagioli, lenticchie, ceci, soia e derivati della soia), frutta con nocciolo (albicocche, ciliegie, nettarine, pesche, prugne, susine), ma anche mele, avocado e pere; tutti i tipi di funghi e nei dolcificanti artificiali che terminano in -olo (sorbitolo, mannitolo, xilitolo, maltitolo + isomalto): ovvero tutto quello che è commercializzato come sugar-free (caramelle e chewing-gum in particolare).
Per valutare la migliore alimentazione low-FODMAP è indispensabile la consulenza ed il supporto di personale specializzato (biologo nutrizionista, dietista, medico).
Il protocollo dietetico prevede una fase di eliminazione totale degli alimenti contenenti i FODMAP, ed un successivo reintegro graduale di ciascun gruppo di alimenti per testarne la tolleranza.
Una curiosità: in diversi articoli scientifici recenti è stata valutata l’efficacia di una dieta a basso contenuto di FODMAP per contrastare i disturbi gastrointestinali associati all’attività fisica (ricorrenti in chi pratica sport di endurance: es.maratona). L’eliminazione degli alimenti sopra-citati durante gli allenamenti più intensi e nel periodo delle gare favorisce un miglioramento della sintomatologia intestinale e un conseguente miglioramento della performance sportiva.
Sulla base dei risultati, lo specialista potrà stilare una lista degli alimenti tollerati, poco tollerati o per nulla tollerati dal paziente. Seguendo le indicazioni dietetiche, il paziente vedrà diminuire i sintomi del colon irritabile e potrà capire quali alimenti fanno bene e quali non fanno bene al proprio organismo.
BIBLIOGRAFIA
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