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Prevenire l’osteoporosi

L’osteoporosi si caratterizza per la compromissione della robustezza dell’osso, che predispone ad un aumento del rischio di frattura; la PREVENZIONE, rappresentata dall’insieme di misure protettive adottate per limitare l’insorgenza di un disordine scheletrico, è senz’altro l’aspetto più importante.
La prevenzione dell’osteoporosi deve tenere in considerazione tre punti fondamentali, che definirei i maggiori fattori di rischio:
•Il raggiungimento o meno del picco di massa ossea infantile
•La perdita di massa ossea in età adulta
•I fattori aggiuntivi che contribuiscono all’aumento dell’incidenza di eventi fratturativi
L’osteoporosi interviene sull’integrità dell’osso in due modi: sulla densità ossea, ovvero altera il parametro dei grammi di minerale per area di tessuto, e sulla qualità dell’osso, quindi sulla struttura architettonica, sul turnover, e sulla mineralizzazione dello scheletro. L’osteoporosi si differenzia in primaria e secondaria; la primaria è divisa in post-menopausale (prettamente femminile) e senile (legata alla terza età), mentre quella secondaria dipende soprattutto dall’incidenza di altre malattie o dall’uso di farmaci a cui essa è frequentemente associata (es. cortisonici); la prevenzione dell’osteoporosi deve tener conto di tutti i fattori di rischio predisponenti sia alla patologia primaria che a quella secondaria.
Uno dei cardini della prevenzione e della cura è una corretta alimentazione e uno stile di vita sano, aumentare il consumo di cibi ricchi di calcio per rispettare l’apporto quotidiano raccomandato nelle varie età e fasi della vita.
La dieta può essere integrata da sali minerali e vitamine, come il magnesio, il silicio e la vitamina K2 che concorrono a stimolare un corretto metabolismo osseo.
Il latte, di conseguenza i latticini, sono alimenti che contengono elevatissime quantità di calcio (Ca).

Ovviamente, se per prevenire l’osteoporosi bastasse aumentare l’intake di calcio derivante da latte e latticini non ci sarebbero grosse difficoltà; purtroppo, però, non è così.
Se è vero che per l’omeostasi scheletrica è fondamentale introdurre calcio e disporre di vit. D, è altrettanto vero che questo minerale subisce l’influsso di numerose altre variabili che ne alterano la biodisponibilità. Nell’adulto sano la capacità di assorbimento intestinale del calcio è del 30-40% circa, ma al tempo stesso, la capacità di captazione di questo minerale è inversamente proporzionale alla sua concentrazione; pare quindi ovvio che consumare porzioni MOLTO ELEVATE di latte e latticini nel tentativo di aumentare l’apporto di calcio non rappresenta una terapia preventiva efficace contro l’osteoporosi. Piuttosto, è auspicabile che il consumo di questi alimenti venga maggiormente ripartito sia nella settimana che (eventualmente) nella giornata. La capacità di assorbimento del calcio varia anche da un alimento all’altro; per esempio, in alcuni ortaggi come il cavolo ed il broccolo la captazione del minerale raggiunge il 50-60% del totale, mentre nel latte e derivati solo il 30-35% e nei fagioli solo il 20%. Cerchiamo comunque di non dimenticare che nel cavolo troviamo 44mg di calcio per 100g di parte edibile, mentre nel latte di vacca intero ben 120mg/100g, il triplo! Senza considerare che i latticini ed altri derivati raggiungono i 500 ed a volte superano i 1000mg/100g. La capacità di assorbimento dipende anche da caratteristiche intra ed inter individuali; per esempio l’età: un bambino raggiunge il 60% dell’assorbimento totale del calcio alimentare, mentre una donna in menopausa circa il 7-10%. Ad incidere sull’assorbimento del calcio concorrono anche altri fattori nutrizionali; tra questi, i più importanti sono: la quantità di fosforo (P); la presenza o meno di chelanti, quali ossalati e fitati; eccesso lipidico; eccesso di fibra alimentare; eccesso di caffè.

Dovremmo inoltre verificare che il calcio assorbito venga opportunamente METABOLIZZATO. Esistono anche condizioni sfavorevoli per il metabolismo del calcio, quindi potenzialmente favorenti l’insorgenza dell’osteoporosi. Alcune di esse non dipendono dall’alimentazione e si tratta di patologie ben definite; è il caso dell’ipersecrezione di ormoni paratiroidei, della ridotta secrezione di estrogeni (fisiologica nel post-menopausa) o dell’ipercalciuria (tipica dell’insufficienza renale); mentre altre sono causate dall’alimentazione. L’acidosi metabolica, causata o peggiorata dal consumo eccessivo di proteine animali (presenti nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte e nei suoi derivati compresi i latticini), induce una condizione particolarmente sfavorevole al mantenimento della calcificazione ossea. Ovviamente, l’acidosi è una condizione patologica che, si spera, nessuno ricerchi volontariamente per facilitare la riduzione del peso corporeo; tuttavia, senza raggiungere alterazioni significative del pH ematico, anche la semplice acidificazione delle urine indica un impegno eccessivo della filtrazione renale, la quale non risparmia il calcio ematico eliminandolo con la minzione. Ad incrementare l’escrezione del calcio sanguigno, concorrono l’eccesso di sodio (Na) e l’abuso di alcol etilico. L’alcol etilico facilita la disidratazione e l’abbassamento del pH sanguigno, ma interviene anche direttamente, in maniera tossica, sul tessuto osseo.

Linee guida per la prevenzione dell’osteoporosi – Dipartimento della prevenzione e della comunicazione.– Ministero della Salute.
Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti per la popolazione italiana (LARN) – Società Italiana Nutrizione Umana (SINU) – pag 131:137

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