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Massa grassa e performance nella corsa

Molto spesso il podista  è attento al suo peso corporeo e non alle masse corporee che lo compongono o al più ripone interesse unicamente nella determinazione del grasso corporeo quale prognostico della performance sportiva.  Vero è che una minor % di grasso è richiesta negli sport in cui il fattore antigravitario influisce sulla prestazione.

I maratoneti ad esempio sono chiamati a vincere per un numero imprecisato di volte, sia durante la gara che negli allenamenti, l’entità del loro peso corporeo e, in questo caso, l’effetto zavorra determinato dalla presenza di grasso di deposito, risulta determinante in negativo proprio a causa del ripetersi del gesto tecnico protratto così a lungo nel tempo. Questo effetto zavorra si va a sommare ad altri fattori ambientali che possono presentarsi durante l’attività, ad esempio il vento contrario.

Mano a mano che le distanze si accorciano nell’atletica leggera (come in altre discipline di endurance) notiamo un progressivo aumento delle masse muscolari (centometristi), dove la richiesta propulsiva supera di gran lunga l’esigenza di leggerezza o meglio, l’aumento di massa magra è considerato fondamentale anche a fronte di una maggiore percentuale di massa grassa.

L’eccesso di massa grassa si comporta come un “peso morto” che incrementa il costo energetico della corsa senza fornire, come fa invece il muscolo, lavoro propulsivo che favorisca la progressione del corridore. Con la perdita di un chilo di grasso un maratoneta del peso di 50 kg guadagna circa 4 minuti sul tempo finale, mentre per un soggetto di 75 kg il guadagno sulla maratona è di circa due minuti e mezzo.

Inoltre l ’eccesso di peso corporeo, determina un aumento della frequenza cardiaca che a riposo è tra 50–60 battiti al minuto. Con questa frequenza il cuore batte in un giorno circa 70 – 80 mila volte. Quando si superano i 70 battiti al minuto, il cuore “corre” oltre a 100 mila battiti in una giornata. Per ogni chilo di grasso corporeo accumulato in eccesso, si formano 3 Km di nuovi capillari sanguigni (Fonte: Prof. Gianfranco Gensini, Cardiologo, Univ. Di Firenze). Avere, un eccesso di grasso corporeo accumulato di 10 Kg, ad esempio, vuol dire possedere un “letto vascolare” più vasto di circa 30 Km in più, rispetto al sistema circolatorio costituzionale, dove il sangue deve passare spinto dal cuore! Questa condizione fa aumentare : 1)la frequenza cardiaca; 2) la pressione arteriosa 3) il lavoro del cuore

Un limitato spessore di grasso sottocutaneo facilita la dissipazione del calore prodotto dall’esercizio fisico e riduce il rischio di infortuni da sovraccarico degli apparati muscoloscheletrico e tendineo. Lo sportivo  dovrà dunque ricercare una bassa percentuale di grasso corporeo rimanendo però ben conscio del fatto che valori minimi dell’ordine di 2-3% negli uomini e 9-10% nelle donne non sono alla portata di tutti e fanno parte del bagaglio genetico dei campioni.
Meglio dunque non esagerare sottoponendosi a diete drastiche e allenamenti pesanti, combinazione che potrebbe mettere a rischio non solo la prestazione cronometrica ma anche la vostra salute. Dimagrire vuol dire perdere massa grassa e con essa ridurre l’eccessivo letto vascolare, proteggendo il cuore e senza compromettere massa magra muscolare e acqua corporea.
Molti allenatori consigliano spesso ai loro atleti di migliorare il livello di soglia anaerobico, definito come: l’intensità di corsa che segna il confine tra il meccanismo aerobico ed anaerobico, suggerendo ripetute di ogni genere (lunghe, medie e brevi) invece è di fondamentale importanza suggerire anche il controllo della percentuale di grasso corporeo, perché non tutti sanno che all’aumentare della percentuale del grasso corporeo si ha un aumento proporzionale anche della frequenza cardiaca. È importante sottolineare che, se si supera il ritmo cardiaco massimale, si hanno molte possibilità di sconfinare nel sistema anaerobico lattacido, con conseguente consumo di zuccheri e non di grassi. In queste condizioni l’atleta raggiunge prima quel valore di frequenza cardiaca, in cui il metabolismo corporeo passa dall’aerobico all’anaerobico, cioè l’organismo deve trovare energia da molecole precostituite e non riesce più ad utilizzare l’ossigeno, con accumulo di acido lattico. La presenza di acido lattico nei muscoli determina uno stato di intossicazione delle cellule che si traduce nella sensazione di fatica muscolare mettendo in crisi la contrazione muscolare e quindi la prestazione stessa.

In conclusione il successo sportivo dipende non solo da una corretta pianificazione dell’allenamento, ma anche da un monitoraggio continuo della composizione corporea con un occhio particolare rivolto al controllo della percentuale di massa grassa, fattore che può influenzare notevolmente la capacità prestativa e deve essere valutata attraverso metodiche quali l’analisi bioimpedenziometrica, (con biva), l’ assorbimento a raggi X a doppia energia (DXA),la plicometria e gli indici antropometrici.

 

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